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“I killer del cuore sono i carboidrati”. Non i grassi

  • Immagine del redattore: iveta-semetkova
    iveta-semetkova
  • 1 ott 2017
  • Tempo di lettura: 2 min

Secondo uno studio realizzato da alcuni ricercatori canadesi i veri killer del cuore non sarebbero i grassi, bensì i carboidrati.


I veri killer del cuore sono i carboidrati, non i grassi. A confermarlo lo studio PURE realizzato dai ricercatori dell’Università di Hamilton, Ontario, e presentato al congresso europeo di cardiologia, a Barcellona. Secondo gli esperti una dieta ricca di glucidi sarebbe associata ad un maggior rischio di mortalità. Al contrario i grassi, sia quelli saturi che insaturi, sarebbero associati ad un pericolo più basso.

PURE ( Prospective Urban Rural Epidemiology) è una ricerca che è stata condotta per 12 anni su oltre 154mila persone fra i 35 e i 70 anni, provenienti da 18 paesi con redditi differenti. Si tratta di uno degli studi più ampi sul tema e i suoi risultati sono stati pubblicati in questi giorni su Lancet.

Secondo i ricercatori la riduzione dei grassi non migliorerebbe affatto la salute del cuore. I migliori vantaggi invece si otterrebbero limitando del 60% i glucidi, ossia i carboidrati, e aumentando i grassi del 35%. In caso contrario il rischio di mortalità cardiovascolare sarebbe maggiore. Non solo: in base alle analisi effettuate inserire i grassi nella propria dieta farebbe bene al cuore. Coloro che ne consumano molti avrebbero una diminuzione del 23% del rischio di morte.

“Limitare l’assunzione di grassi non migliora la salute delle persone – ha spiegato Mahshid Dehghan, ricercatrice del Population Health Research Institute della McMaster University -, che invece potrebbero trarre benefici se venisse ridotto l’apporto dei carboidrati al di sotto del 60 per cento dell’energia totale, e aumentando l’assunzione di grassi totali fino al 35 per cento”.

“Per decenni le linee guida nutrizionali hanno puntato l’attenzione sulla riduzione dei grassi totali e sugli acidi grassi saturi – hanno spiegato gli autori dello studio -, partendo dal presupposto che sostituire questi ultimi con carboidrati e grassi insaturi avrebbe abbassato il colesterolo LDL, riducendo così il rischio di eventi cardiovascolari, ma questo approccio si basa su dati relativi a popolazioni occidentali, nelle quali l’eccesso di cibo è una realtà ben nota”.


 
 
 

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