Non tutti accolgono il "filo d'Arianna"
- iveta-semetkova
- 7 apr 2017
- Tempo di lettura: 4 min

Insomma non tutti accolgono il "filo d'Arianna"
Alcuni giorni fa mi è stata fatta un'osservazione, si parlava di guarigione, si rifletteva sul fatto che il problema reale è quando una persona non vuole guarire.
Un grosso ostacolo per noi è , quando una persona non vuole guarire, effettivamente questa è una situazione reale, ci sono persone che fanno finta di voler guarire e in realtà non vogliono guarire.
Non è che non vogliano guarire da un dolore al ginocchio, da una invalidità, ,da una malattia oppure un disturbo e un altro problema qualsiasi, hanno fastidio, hanno dolore e vogliono guarire, ma non vogliono guarire dalle cause che hanno generato i loro malesseri.
Domanda
Ma io quanto voglio guarire effettivamente dai miei problemi? Quanto voglio rimuovere i miei ostacoli? Quanto voglio cambiare la mia vita? Quanto mi adagio su certi atteggiamenti e su certe cose che poi effettivamente mi provocano dei disagi?
Questo fa parte del percorso, infatti quello che io sto cercando di indurre è una riflessione su questo.
Guarire e aiutare a guarire vuol dire anche questo, vuol dire questo rinnovamento continuo, questo andare verso la libertà.
La libertà non è una cosa facile da gestire non ci siamo abituati, come quando parliamo della coerenza, non c'è un'educazione alla coerenza, non c'è un'educazione né alla libertà né alla disobbedienza, noi siamo stati educati ad obbedire, ma il mondo non va avanti senza disobbedienza, la libertà non si conquista senza disobbedienza purché associata al rispetto di noi stessi e degli altri.
Disobbedienza, laddove obbedire vuol dire uccidere la nostra vera natura, vuol dire crearsi degli schemi che ci fanno ammalare. Alle mie figlie e ai miei nipoti io propongo la disobbedienza, o almeno gliene propongo il significato. Disobbedisci però rispetta, rispetta me, rispetta gli insegnanti, rispetta le persone che hai intorno, ma disobbedisci quando c'è da disobbedire.
Noi non siamo educati alla disobbedienza, non siamo educati alla libertà, siamo educati alla schiavitù, a essere messi in gabbia e da lì nascono le nostre malattie, pensiamo che fuori da quelle gabbie ci sia qualcosa di terribile, no, c'è qualcosa di meraviglioso ma non ci accorgiamo neanche di stare in gabbia. L'obbedienza viene esaltata, viene vista come una cosa da perseguire, poi andiamo dal terapeuta e chiediamo: "Perché sto male? Perché non dormo? Perché trovo sempre la donna sbagliata o l'uomo sbagliato? Perché non mi capiscono?"
Da tutto questo si sviluppa la malattia. Se c'è qualcosa che non ci soddisfa nella nostra vita vera, se la vita nel suo complesso non è così appagante come speravamo che fosse, allora cominciamo a fare le cose al contrario, a farle diverse, a dare risposte diverse alle persone che abbiamo intorno, ma diverse vuol dire dare le risposte che veramente sentiamo. Non succede niente di male, purché abbiamo le idee chiare, purché agiamo nel rispetto degli altri e in questo modo diventiamo terapeuti di noi stessi, quando esprimiamo noi stessi e non le nostre forme pensiero che ci hanno inculcato fin da bambini e che ci costringono ad agire in un certo modo.
Poi ci chiediamo perché ho scelto di vivere cose che mi costano fatica, impegno, soldi, energia e poi non mi soddisfano? Perché spreco un sacco di tempo a fare cose inutili?
Se noi osserviamo la nostra giornata, di cose inutili ce ne sono molte. Perché non riesco più a trovare il tempo per dedicarmi a quello che mi piace? Che c'è che non va? Perché succede questo? Perché non voglio guarire? Nel tempo tutto questo diventa male fisico, diventa tutte quelle malattie delle quali soffrono le persone, tutto comincia da un disagio interiore, comincia dalle gabbie che ci siamo creati o che abbiamo lasciato che ci costruissero intorno, perché ci hanno detto che così deve essere, così siamo delle persone per bene, ci hanno messo delle uniformi. È proprio questo il significato di "uniforme" uniformarsi, essere tutti uguali così siamo gestibili meglio, tutti uguali e tutti ammalati.
E noi tutti sappiamo molto bene ( anche non vogliamo ammetterlo ) perché ci siamo ammalati.
C’entra di cosa ci nutriamo, non intendo solo il cibo importantissimo, ma anche con cosa nutriamo la nostra anima.
E non parliamo di coloro quali inconsciamente non vogliono guarire si identificano con la propria malattia e la usano come moneta di scambio su vari livelli. Poi ci sono quelli che hanno paura perché non sano più, come si sta. quando si sta bene.

Insomma non tutti accolgono il "filo d'Arianna"
Filo d’Ariana significato - Nell' uso quotidiano l' espressione "Filo di Arianna" indica la soluzione, la via d' uscita... Per esempio se mentre aggiusti qualcosa incontri delle difficoltà che poi superi, la soluzione viene detta appunto "Filo di Arianna"... Secondo il significato "vero", indica la strada che conduce verso l' uscita, quindi la libertà
Deriva dal mito greco di Teseo ed Arianna (questa era figlia del re cretese Minosse). Teseo (figlio del re ateniese Egeo) andò nel labirinto del palazzo di Creta a sconfiggere il Minotauro (mostro metà uomo e metà toro rinchiuso lì da Minosse). Il Minotauro si cibava di carne umana e ogni anno Atene (dominata da Creta) doveva inviare fanciulle e ragazzi da dare in pasto alla bestia. La sua amata Arianna gli diede un filo di spago da legare all'entrata, per non perdersi nel labirinto. Teseo tornò vittorioso ma non sposò Arianna, l'abbandonò su un'isola. Gli dei, per punire Teseo, gli annebbiarono la memoria e così egli si dimenticò di issare la vela bianca che indicava la sua vittoria e lasciò quella nera che significava la sua morte. Il padre, vedendo la bandiera nera, pensò che il figlio non ce l'avesse fatta ed allora, disperato, si gettò in mare dagli scogli e morì, nel mare che si chiama ancora oggi Mar Egeo.

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